L’emergenza Coronavirus ha fatto la propria comparsa nella nostra vita in maniera dirompente ed inaspettata. Chi avrebbe mai immaginato di essere costretti tutti in casa a causa di un virus? Quando arrivavano le prime notizie dalla Cina ci sembrava tutto così lontano, distante dalle nostre vite rese forti dal senso di immortalità di cui è pervasa la concezione moderna di esistenza umana. Siamo in guerra dice qualcuno ed in fondo, riflettendoci bene, è proprio così; siamo in guerra, non una guerra combattuta con munizioni convenzionali ma con quelle più sofisticate delle armi batteriologiche. Quanto questo sia frutto della ricerca dell’uomo piuttosto che di una trovata di “madre natura” per ristabilire l’ordine delle cose che l’uomo ha provato a sovvertire negli ultimi decenni, non lo so e non è certo il momento ed il luogo adatto per discuterne. Resta il fatto che siamo in guerra. Eppure le guerre, strano ma vero, sono anche delle grandi opportunità.
Gli economisti neoclassici affermavano che per uscire da un periodo di crisi economica occorreva una guerra, e ogni guerra è stata seguita da periodi di ripresa e di innovazioni tecnologiche. Ricordiamo il boom economico dell’ultimo dopoguerra in Italia, un periodo di prosperità e di fermento davvero eccezionali. Allora mi piace pensare che usciremo da questa guerra con nuove prospettive e forti cambiamenti nel modo di concepire la nostra vita, sia a livello di relazioni sia nel modo di intendere il lavoro e l’uso delle tecnologie. Questo cambiamento è già in atto. Si ragiona già in termini di smart working, di uso intenso di tecnologie e strumenti informatici per organizzare riunioni, video lezioni ed interazioni tra le persone. E lo sport non è, e non sarà esente, dalle conseguenze di questa crisi e dagli effetti di questa rivoluzione sociale e tecnologica.
Lo sport è stato una delle prime vittime di questa guerra batteriologa. Le attività di gruppo sono state le prime ad essere sospese nel tentativo di contrastare la diffusione del virus. Per molte associazioni sportive la stagione è ormai compromessa, finita. Eppure anche nel mondo dello sport la crisi che ci ha colpiti deve trasformarsi in un’occasione di cambiamento. Un’occasione che devono cogliere le singole associazioni sportive (apprezzabile l’impegno di quanti organizzano video, corsi online, utili per mantenersi in allenamento ma, soprattutto, per rimanere in contatto con i propri associati) ma soprattutto i nostri governanti per rivedere la concezione di sport e delle organizzazioni sportive. Già perché il mondo dello sport è un movimento importante e numeroso. Questo risulterà ancora più evidente nel momento in cui il Coni ed il governo avranno i numeri di quanti stanno richiedendo e richiederanno il bonus di 600 € riservato dal Decreto Legge 18/2020 ai collaboratori sportivi. Una misura di certo lodevole ma di sicuro insufficiente per lo sport dilettantistico. Se il bonus, infatti, è un aiuto (passeggero allo stato attuale) per i tecnici e i collaboratori amministrativi, il decreto “Cura Italia” nulla ha previsto per le Asd. Eppure le Associazioni sostengono costi, anche in questo periodo di inattività. Quante di loro hanno affitti da pagare? A proposito, il decreto “Cura Italia” ha sospeso solo gli affitti relativi alle strutture sportive concesse da enti pubblici, nulla ha previsto per gli impianti privati utilizzate dalle associazioni. E che dire delle associazioni che hanno ristrutturato palestre, rinnovato le attrezzature e che oggi devono pagare rate di finanziamento garantite, probabilmente, attraverso fideiussioni personali dal presidente o da qualche membro del consiglio direttivo? Tutto questo è chiaro ed evidente alle associazioni e alle federazioni sportive cui esse sono affiliate. È proprio le federazioni e gli enti di promozione sportiva si stanno facendo promotori di istanze a favore dei loro affiliati affinché il governo introduca, magari nel prossimo decreto previsto in uscita in prossimità di Pasqua, agevolazioni concrete e sostanziali a favore dello sport dilettantistico. Già perché, altrimenti, il rischio che molte associazioni non riescano più a riprendere le proprie attività è alto. E questo il nostro paese non può proprio permetterselo, perché il ruolo sociale svolto dalle piccole associazioni è troppo importante.
Spero, dunque, che presto possano esserci novità concrete per il mondo associativo, un aiuto economico da parte delle istituzioni anche sulla falsa riga del decreto liquidità emanato da poco in favore di attività imprenditoriali e professionisti in relazione al quale aspettiamo di capire la valenza.
Sarà compito nostro tenervi aggiornati sulle misure e sulle procedure per la loro fruizione che saranno emanati a favore dello sport.